Rispetto a settori più tradizionali, quello delle energie rinnovabili non è sempre stato il preferito dagli investitori. Fino a qualche anno fa, il principale difetto delle rinnovabili viste dai mercati era la lentezza delle previsioni di crescita.
L’energia pulita non è stata però certo trascurata dagli operatori finanziari. Soprattutto il comparto edile italiano ha creduto, e molto, nelle potenzialità dell’industria verde, visto che dal 1998 in poi sono state presentate 6,4 milioni di domande di accesso agli incentivi per il recupero edilizio. Allo stesso modo, gli istituti di credito non hanno lesinato sostegno a chi voleva impegnarsi nel settore, visto che dal 2007 al 2012 hanno finanziato investimenti per un valore di 25 miliardi di euro.
Un altro indicatore interessante è stato diffuso dall’Abi (Associazione Bancaria Italiana) e restituisce in maniera abbastanza chiara la misura dell’importanza che il settore riveste per le banche italiane: ben il 38% degli istituti ha creato una struttura interna dedicata all’imprenditoria green.
L’argomento è tornato d’attualità un paio di mesi fa a seguito del taglio retroattivo sugli incentivi praticato dall’esecutivo Renzi, iniziativa aspramente criticata dal Wall Street Journal.
“Si tratta – ha scritto l’autorevole testata finanziaria – di una mossa capricciosa del Governo italiano che potrebbe avere ulteriori conseguenze negative sugli investimenti nelle fonti rinnovabili, ma anche in altri settori”. Lo stesso quotidiano ha ricordato che il prezzo all’ingrosso dell’energia è diminuito da 76 a 48 euro per megawattora tra 2008 e 2014. A questo punto è arrivata la staffilata dell’editorialista Michael Bonte-Friedheim: “Non si capisce il motivo – ha sottolineato – per cui questo calo del prezzo non è stato trasferito al consumatore”.
Nel mercato italiano una delle aziende di punta resta l’ex monopolista Enel, che attualmente con la controllata Enel Green Power produce energia dal vento, dal sole, dal geotermico e dalle biomasse ed è presente in mezzo mondo (Spagna, Portogallo, Francia, Romania, Bulgaria, Grecia, Messico, Guatemala, El Salvador, Costa Rica, Stati Uniti, Canada, Cile, Panama e Brasile). Chi è interessato ai mercati può seguire l’andamento di questa e altre aziende verdi sulla piattaforma di trading di IG Italia consultando la pagina dedicata al mercato azionario.
Un modo semplice per seguire le performances delle aziende verdi italiane listate in borsa è costituito dall’indice Irex (Italian Renewable Index), la cui capitalizzazione è pari a 907 milioni di euro. L’indice è stato messo a punto dalla società di consulenza Althesys, che ogni mese diffonde i dati relativi al suo andamento. L’effetto dello spalma-incentivi, il decreto renziano citato in apertura, si è sentito soprattutto nel mese di agosto, quando l’Irex ha perso il 14% del suo valore.
Nonostante una certa instabilità per quanto concerne le politiche energetiche verdi, l’Italia continua ad attrarre investitori stranieri. I giapponesi di Eurus Energy Group attivi nell’eolico e nel fotovoltaico hanno recentemente acquistato il 50% di due impianti eolici in Calabria.
In base ai dati forniti da Terna, che gestisce una rete elettrica nazionale indipendente dall’infrastruttura statale, nel mese di agosto il Belpaese ha coperto il 45,4% del fabbisogno elettrico da fonte rinnovabile.
Nel rapporto sull’anno 2014, Althesys mostra una crescita esterna del 16% e una diminuzione di quella interna del 41%. In parte, si tratta dell’effetto dell’apertura di nuova mercati esteri, tra cui Cile e Marocco.