Definire la figura di diacono è piuttosto semplice dal punto di vista della fede. Il diaconato è vocazione, che porta immancabilmente alla ordinazione. Queste due parole nascondono il suo senso più profondo. Si potrebbe anche dire che il diaconato è un evento di grazia, qualcosa che deve suscitare meraviglia e rispetto.
Ci sono tante domande che possono sorgere quando viene nominato il termine diacono: a cosa serve? Cosa fa di diverso da un laico? Cosa può o non può fare rispetto a un sacerdote?
Tali domanda sono però di carattere quasi professionale, poiché quelle vere dovrebbero essere “Chi è realmente questa figura?” e “Perché lo Spirito del Signore ha preteso l’esistenza del diaconato nella chiesa?”.
L’errore sarebbe considerarlo come una figura meritevole soltanto, che è stata insignita del diaconato soltanto per meriti ecclesiali o pastorali. Invece, la scelta viene fatta soltanto ricercando i segni di vocazione che lo Spirito Santo pone nella vita delle persone.
In fondo, Dio si manifesta in molteplici modi, anche quando vengono offerti oggetti religiosi di vario tipo, come quelli di Holyart, ai membri della comunità che vogliono percorrere la strada della religione.
Una realtà nuova e antica
Qquesta figura è una realtà antica e nuova. Antica nel senso di figura religiosa che ha un lungo passato dietro le spalle, nuova perché reintrodotta dopo diversi secoli.
Per questo motivo, molte persone faticano a comprendere bene di che cosa si stia parlando. Quindi, è comprensibile che sorga perplessità al riguardo, sia da parte dei fedeli che dei pastori, ma anche qualche resistenza. Soltanto il tempo e il lavoro potrà fugare ogni riluttanza.
L’idea del diaconato parte spesso dalle figure ecclesiali già conosciute. Questa accade perché non ci sono punti di riferimento ben precisi.
Quindi, accade che questa figura venga paragonato a un sacerdote, a un religioso o a un laico impegnato in parrocchia, salvo poi rendersi conto che questa figura non più essere identificata con nessuno di questi soggetti.
Non può essere messo sullo stesso piano di un sacerdote, poiché non presiede l’Eucarestia e non può assolvere i fedeli dai peccati, ma neanche esattamente collocato all’interno della comunità cristiana alla stregua di un parroco. Inoltre, in molti casi, è sposato e ha una sua carriera professionale o lavorativa.
D’altra parte, non è un semplice laico, poiché riceve il sacramento dell’Ordine, che lo posiziona all’interno della cerchia clericale. Inoltre ha una sua veste liturgica, un posto vicino l’altare, può proclamare il vangelo, tenere l’omelia ed è obbligato a celebrare la liturgia delle ore in nome della Chiesa intera.
Non finisce qui: tra gli altri compiti troviamo la celebrazione della liturgia del battesimo, la benedizione delle nozze e accompagnare i defunti fino al luogo di sepoltura.
Alla luce di quanto detto, non può essere paragonato o associato ad altre figure ecclesiali, altrimenti difficilmente verrebbe compresa l’importanza di tale figura nella Chiesa cattolica.
Il volto della santità
Dunque, chi è questa figura? Per rispondere, è opportuno partire dal Battesimo, che chiama i cristiani alla santità. Tuttavia, esistono modo diversi per vivere la santità del Battesimo. A volte, queste modalità hanno a che fare con specifiche vocazioni, che comportano delle responsabilità e dei compiti particolari.
Una di queste specifiche vocazioni è proprio il diaconato. In qualche modo, questa figura aiuta la Chiesa a essere veramente Chiesa, ossia quel luogo che rappresenta la carità e la comunione, dove i figli di Dio annunciano e testimoniano la salvezza universale.
Se il diaconato viene visto all’interno di questa prospettiva di evangelizzazione, sarà difficile creare equivoci e contrapposizione all’interno della Chiesa cattolica.