Le aziende italiane soffrono la crisi per varie cause: la lentezza burocratica, un fisco troppo farraginoso, tasse sul lavoro elevate, scarsa liberalizzazione in vari settori, difficoltà nell’accesso al credito, impreparazione culturale rispetto alle tendenze macro-economiche generate dal mercato globale e dalle nuove tecnologie. Se molti di questi problemi si possono risolvere solo con la politica, non resta che sperare.
Dopotutto che gli italiani stiano sperimentando nuovi potenziali governanti, lo si capisce dai risultati elettorali, dove giovani rampanti e movimenti di ampia protesta contro i partiti tradizionali, hanno la meglio. Questo è positivo dal punto di vista dell’impresa, ma quanto può fare un’azienda per sperimentare nuove forme di comunicazione, accedere a nuovi mercati, consolidare posizioni e trovare clienti?
Al netto della Cina, delle imposizioni UE, della burocrazia assurda e del fisco ingiusto, che costringerebbero tanti concorrenti stranieri al fallimento, oltre alla pazienza, cosa possono portare in più o scoprire le nostre aziende.
Bene la risposta non è semplice. Si dice, per esempio, che le aziende dovrebbero affidarsi alle nuove tecnologie, trovare clienti in posti insperati, magari con l’ausilio del web. Ma se ciò è vero per chi vende al dettaglio, per chi opera in imprese di servizi e consulenze, molto meno valido è l’assunto per chi opera nell’ampio settore del business to business. Qui le aziende hanno a che fare con concorrenti e la politica economica di un governo incide molto, per fare un esempio, nell’assegnazione di particolari appalti in Cina, piuttosto che in Kazakhstan.
Per quel che riguarda le aziende tradizionali che servono il pubblico, quindi incluse anche le imprese nel settore turistico, dei servizi e delle consulenze, il web rappresenta un utile volano per la ripresa. Un albergatore potrà sempre invocare la crisi generalizzate per delle prenotazioni mai vendute, ma se non sfrutta il canale internet, desktop e soprattutto mobile, non interpreta il comportamento degli utenti, difficilmente riuscirà a migliorare.
Siti come tripadvisor possono essere visti negativamente, se ci si sofferma sulle recensioni, ma se non si offre qualcosa in più, se non ci si mette del proprio per migliorare, quelle recensioni non cambieranno mai di valore. Il punto è che la comunicazione via web va saputa fare e le aziende devono capire che non si può improvvisare, che devono affidarsi a professionisti competenti, che siano esperti del turismo, in questo caso, o comunque del loro prodotto / servizio e che capiscano come generare nuova domanda.
In particolare sul web bisogna difendere adeguatamente il marchio, fare in modo che la propria reputazione non venga minata dalla scarsa attenzione. Avere una persona in azienda che si occupa di seguire le vicende del marchio, di interagire con i propri clienti, averne cura, significa generare nuova clientela. Spesso però ci si affida a parenti, personale interno che fa tutt’altro e che dimostra di saper smanettare con un computer. Ma un conto è saper navigare sul web, un conto è capire come si muovono i potenziali acquirenti. Questo fatto di prendere sottogamba le opinioni online è risultato disastroso per molti piccoli e medi business e può mettere in crisi anche aziende già consolidate. In più bisogna fissare degli obiettivi, pianificare dei progetti e metterli in atto, con un business plan semplice e immediato, di facile attuazione.