Le tragiche conseguenze del crack delle quattro banche (Banca Marche, Popolare Etruria, CariChieti e CariFerrara) sono ora sotto gli occhi di tutti. Ci si può chiedere se l’attuale situazione fosse veramente impossibile da prevedere, e soprattutto cosa possiamo imparare da questo spiacevole evento.
Gli investitori che avevano affidato i loro risparmi ai quattro istituti di credito poi falliti hanno visto evaporare le loro liquidità senza nessun avvertimento. Di fronte a queste evenienze si rimane completamente spiazzati, in quanto non si possiede alcuno strumento per poter rimediare al problema, se non quello di sperare nell’intervento riparatore da parte del Governo, che, come si può vedere in questi ultimi giorni, ha un margine di manovra limitato per via di precise normative europee che ne riducono la capacità di intervento diretto.
Va da sé che l’unica possibilità di difesa da parte del risparmiatore consiste nella prevenzione, ossia nella raccolta di dati, informazioni, consulenze ed opinioni da parte di esperti (possibilmente onesti) circa l’investimento da realizzare e la banca alla quale affidarsi. Purtroppo non molti possiedono il tempo e gli strumenti necessari per reperire queste indicazioni; inoltre, si è saputo che diversi tra i risparmiatori truffati sono stati circuiti o costretti ad accettare i prodotti “tossici” dai funzionari degli istituti per poter ottenere in cambio mutui o prestiti.
Detto questo, forniamo qui, grazie alle informazioni tratte da www.24economia.com, alcuni consigli che potranno rivelarsi utili prima di sottoscrivere un investimento con una banca. Con i seguenti suggerimenti non si vuole gettare un’ombra di sospetto su tutti gli istituti che propongono prodotti di investimento, bensì si intende fornire ai futuri investitori alcuni strumenti di valutazione delle proposte sul mercato, in modo tale da evitare di compiere scelte avventate o puntare su prodotti che nascondono delle spiacevoli sorprese, come quelle descritte dai recenti fatti di cronaca.
Per iniziare, è basilare avere chiara in mente la distinzione tra conto corrente e conto deposito. Il primo è un modo per “parcheggiare” i nostri risparmi presso la banca. Di solito non produce degli interessi, ma ha il vantaggio di avere costi che si stanno gradualmente riducendo e che possono essere persino pari a zero per alcune tipologie di conto online. Il conto deposito invece è uno strumento finanziario che consente di realizzare un profitto tramite gli interessi. Se il conto corrente può essere considerato “passivo”, il deposito è invece “attivo”, nel senso che l’istituto gestisce attivamente i soldi dei risparmiatori in una serie di investimenti. È proprio la qualità di quest’ultimi che spesso non si conosce una volta che si crea un conto deposito, per cui occorre prestare attenzione al modo in cui i nostri soldi verranno impiegati dalla banca.
Un segnale d’allarme potrebbe essere rappresentato da tassi d’interesse troppo alti promessi dall’istituto: ad esempio, la percentuale di guadagno sui depositi garantita da Banca Marche era sproporzionatamente alta rispetto alla media italiana degli ultimi mesi, fatto che avrebbe dovuto rendere sospettosi gli enti di vigilanza. Ricordiamo che secondo le leggi vigenti, in caso di fallimento bancario i correntisti possono essere rimborsati dal sistema creditizio per somme non superiori ai 100 mila euro, ma chi possiede un conto deposito non ha diritto alla restituzione del capitale investito, per cui è necessario procedere con cautela con questa tipologia di conto.