La corrida, o “corsa de toros”, prevede un combattimento selvaggio tra gli uomini e i tori, rappresentanti della forza della natura. Le sue radici risalgono alla Tauromachia, uno spettacolo di origini antichissime (presumibilmente già praticato intorno all’800 d.C.), ed è stata celebrata da poeti, musicisti, autori di opere teatrali, pittori, registi cinematografici.
Oggi, dietro alla corrida si celano interessi economici, politici e turistici ed esistono due fronti che si contrappongono duramente: se da una parte ci sono infatti i sostenitori della tradizione, della simbologia, della mitologia, dall’altra ci sono i convinti oppositori che percepiscono solo uno spettacolo troppo violento e volgare. Vediamo di scoprire qualche dettaglio per conoscere meglio questa tradizione folcloristica, soprattutto iberica.
In Spagna ci sono circa 400 Plaza de Toros, ognuna delle quali possiede una piccola cappella dove un prete procede alla benedizione dei toreri, prima della discesa nell’arena. Nei piccoli paesi la corrida si svolge una volta all’anno, il giorno in cui viene festeggiato il santo patrono, mentre nelle città ci sono diversi appuntamenti annuali, oltre alle feste più conosciute come ad esempio quella di Medina Celi (in cui il toro ha le corna infuocate), S. Isidoro a Madrid e S. Firmino a Pamplona, la corrida di Siviglia e quella di Malaga.
La corrida, per alcuni la vera fiesta nacional della Spagna, si svolge di pomeriggio ed ha una durata di circa un’ora e mezza: in questo lasso di tempo vengono uccisi 6 tori da 3 toreri o “matadores”.
La corrida ha inizio con il “paseo”, la sfilata di apertura; una volta terminata la sfilata con il saluto al presidente, il toro, drogato ed inferocito, viene condotto fuori dalla stalla e portato nell’arena. Il combattimento si divide poi in tre momenti affidati ai “picadores”, che feriscono il toro al collo usando una lunga asta di legno, la pica, ai “banderilleros”, che conficcano le banderillas, asticelle di legno con la punta di ferro, nel fianco dell’animale, e ai “matadores” che entrano nell’arena con la muleta, il drappo rosso, e che uccidono il toro per mezzo di una spada conficcata fra le scapole.
Ai fini della statistica, infine, diciamo che ogni anno vengono uccisi 30.000 tori mentre sono 40 i toreri e i picadores morti nell’ultimo secolo.